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Guardare l’orizzonte dal bordo di un precipizio: “OPERAE” di Gianni Lucchesi

Tratto da: https://www.artemagazine.it/

di Elisabetta Roncati

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’autore di una delle installazioni più ammirate del #Fuorisalone2023

Chi ha visitato la mostra evento di Interni Magazine nel Cortile d’onore dell’Università degli Studi di Milano, in Via Festa del Perdono 7, non può non averla notata. “OPERAE”, installazione dell’artista toscano Gianni Lucchesi si staglia imponente in uno dei luoghi simbolo della Milano Design Week.

Cosa rappresenta?

Perché è stata scelta?

Ce lo racconta l’artista stesso, accompagnandoci alla scoperta della sua poetica in cui il soggetto principale è la capacità creativa della mente che rimane attiva nonostante le mille difficoltà ed instabilità a cui l’uomo è sottoposto.

ER Caro Gianni, presentati al nostro pubblico

GL Dunque, mi chiamo Gianni Lucchesi e sono un artista, uno scultore, un pittore e negli ultimi anni ho lavorato anche a delle installazioni. In questo caso specifico “OPERAE” è stata creata appositamente per il Cortile dell’Università degli Studi di Milano riflettendo sulla tematica della mostra di Interni Magazine 2023: “evoluzione/rivoluzione”. Ho pensato soprattutto al rapporto tra l’uomo ed il suo istinto a costruire.

ER Come è composta l’installazione?

GL Ho scelto di porre la figura seduta di uomo in atteggiamento contemplativo su una torre di 12 cubi di cemento sovrapposti: un concetto simile a quello di un bambino che gioca con delle costruzioni. I singoli cubi sono poi caratterizzati da simboli matematici e geometrici. Abbiamo “scomodato” Fibonacci per regolare la sequenza di rotazione degli elementi seguendo appunto la successione matematica aurea. I cubi sono inoltre “graffiati” con un segno dorato: raffigurano un sigillo bruniano sovrapposto 12 volte.

Una progressione crescente, sempre più fitta man mano che ci si avvicina all’uomo. Vi è infatti una maggiore quantità d’oro in prossimità della scultura per sottolineare l’importanza data all’intelletto. Ci tengo inoltre a sottolineare come la sua realizzazione sia stata un lavoro di squadra: un progetto nato due anni fa e partito da lontano. Il risultato che ora si può ammirare è frutto dell’impegno di tanta gente, non ultimo di chi ha creduto e finanziato “OPERAE”: un’installazione che non è finalizzata a rappresentare nulla di commerciale.

ER Perché il numero 12 ritorna in maniera costante?

GL In ambito simbolico e matematico il 12 è il numero che completa la sequenza, è la cifra che chiude tutta la riflessione sul valore simbolico della numerologia per antonomasia. Oltretutto Giordano Bruno aveva creato questo sigillo che rappresentava geometricamente, in maniera bidimensionale, il rapporto tra varie forme. Sono 12 livelli di intersezione tra diverse figure: la traduzione geometrica di un pensiero profondo. Il sigillo nasce dai solidi ermetici platonici: 5 forme contenute all’interno di una sfera. Non dimentichiamoci anche del legame con la mia regione d’origine: Fibonacci, ad esempio, era toscano.

ER Avevi mai realizzato opere così grandi?

GL Così grandi no. Di solito lavoro molto sul piccolo: utilizzo figure minuscole concentrandomi sull’aspetto simbolico della postura. Mi interessa poco, ad esempio, dare una connotazione plastica od espressiva ai volti, anche se, in realtà, nel plasmare gli omini devo comunque intervenire un minimo anche su questa caratteristica. Ho sì progettato opere grandi, ad esempio il Monumento a Sandro Pertini a Savona, ma di massimo sei metri d’altezza, mai dodici.

ER Perché hai scelto di collocare un uomo sulla sommità di “OPERAE”?

GL Perché è una mia cifra stilistica, oltre ad essere frutto di un ragionamento profondo: questa figura seduta che scruta l’orizzonte ha un’intensità di pensiero nonostante sia posta in una condizione di per sé instabile: sull’orlo di una torre alta dodici metri. Dunque, una figura sul bordo di un precipizio che scatena emozioni nei visitatori. La sua visione fa infatti scaturire un forte senso di immedesimazione. È l’emblema di tutto ciò che regola l’armonia, focalizzando l’attenzione sull’importanza dell’idea: l’oro è infatti presente in concentrazione maggiore al vertice della torre, anziché alla base. Questo perché l’idea nasce dall’uomo, dalla sua mente. Un altro esempio calzante può essere il lavoro di gruppo, il “gioco di squadra” che si è innescato per realizzarla. Un vero e proprio team di ingegneri ed altri professionisti ha lavorato per garantire la resa statica ed illuminotecnica di “OPERAE”. Un esempio pratico della grandezza della mente umana.  

ER Lavori spesso in team per realizzare le tue opere?

GL Ormai da qualche anno nel mio lavoro creativo mi affido spesso a diversi professionisti quali, ad esempio, Julia Caracciolo e Carlo Alberto Arzelà, architetti con i quali lavoro da un po’ di tempo, o “Ingegneria e Dintorni”, uno studio di giovani ingegneri. Per quanto riguarda il versante illuminotecnico ho collaborato per diverse esposizioni con Davide Groppi. Questa volta, invece, con Fabio Coianiz del “Filotto”. Inoltre tutto il “ricamo” che vedi sulle superfici di “OPERAE” è stato realizzato grazie all’azienda “Giannoni & Santoni”. I proprietari sono soliti mettere la ditta ed i suoi macchinari a disposizione degli artisti per supportarli nel processo creativo. L’azienda Poliart ha collaborato per la realizzazione della figura umana.

ER Cosa succederà all’opera una volta terminato il Fuorisalone?

GL Dopo che verrà smontata “OPERAE” andrà probabilmente “in tour” in altre città italiane, ma nel frattempo potete ancora ammirarla questo weekend nel Cortile dell’Università degli Studi di Milano. Ricordo anche che è in corso una retrospettiva a me dedicata presso la galleria milanese STILL, in Via Zamenhof n.11, in collaborazione con Sandra Bozzarelli: un ideale fil-rouge tra l’installazione di grandi dimensioni, e le sue “compagne” in miniatura.