“Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno”
In un parallelo sinestetico, dove la forma è melodia, le nuvole di Sylvia sono una celebrazione dell’impasto sonoro, del colore come luce che crea immagini ed emozioni sempre soggettive ed individuali.
Il gesto e la materia diventano i protagonisti di un agire, a volte ludico, in cui gli elementi grezzi sono tagliati, ritorti, piegati, levigati o condotti alla ruggine. La materia, in tal modo, si svela, si rivela, si fa sentire, perde o acquista leggerezza, cede o acquisisce spazi, piani e dimensioni.
L’artista demolisce i confini che esistono tra la forma e il suo contenuto concettuale. Oggetti che rimandano ad un immaginario ben preciso vengono scardinati dal loro significato convenzionale e le loro forme sfruttano le ombre che la tridimensionalità impone per slegarsi da una comune interpretazione.
La volontà di cogliere la complessità della natura umana, nell’intima espressione delle passioni della più contemporanea umanità: uomini, donne, bambini, sono raccontati attraverso l’indagine e l’osservazione dei conflitti, dei sogni, delle relazioni verso il sé e verso l’altro. (Marco O. Avvisati)
Il verismo introspettivo di Michela Crisostomi, configura l’ identità fotografica del soggetto, con la scelta del primo piano ravvicinato per non perdere il sigillo psicologico del vero. L’ istanza autobiografica si riconosce nell’ esigenza di restituire un senso del “volto” oltre la piega apparente del “ritratto”. (Duccio Trombadori – critico d’arte)
De Molfetta ha da sempre creato le proprie opere guidato da un’innata sensibilità e dal guizzo di un’ironia mai gratuita ma meditata per togliere il velo alle contraddizioni di un’epoca, la nostra, sempre più convulsa.
Oggetti che si fanno veicolo, portavoce di espressioni più ampie: sono il ponte tra una società basata sui consumi e una in cui è il consumo di pensieri ciò che conta, dove quello che preme nutrire non è solo il corpo ma anche l’anima. (Adelaide Santambrogio)
L’artista possiede un mondo, dentro, così imponente e così gremito di suggestioni e di immagini che quando sgorga sulla tela vi si distende in narrazioni complesse, ricchissime, impossibili a cogliersi al primo sguardo.
Con l’ironia e l’elegante essenzialità che contraddistingue da sempre la sua cifra stilistica, Lucchesi pone in contrapposizione il comportamento dell’uomo e quello dell’animale, le loro opposte reazioni ed il loro diverso rapporto nei confronti dei propri simili.
“Sono sempre stato affascinato dalla scultura italiana dal Rinascimento in poi. Inoltre lavoro a mano per una questione ideologica: faccio un’arte rivolta all’uomo e per arrivare all’uomo non ho bisogno dell’utilizzo di macchine, ma solo del rapporto diretto con la materia.”
Artista eclettico e sensibile, possiede l’innata capacità di creare un legame sinergico tra materia e colore. La sua conoscenza pratica degli elementi da costruzione e la sua abilità nel creare cromie equilibrate e intense lo porta a realizzare composizioni materiche, visive e sonore di grande impatto.